Da quando è iniziata l’emergenza Coronavirus, la maggior parte dei lavoratori ha dovuto in qualche modo organizzarsi per spostare la propria attività a casa.  In questo modo, grazie agli strumenti digitali a nostra disposizione (vedi articolo), abbiamo continuato a gestire il lavoro e a interagire con i colleghi tra videochiamate e “sale riunioni” virtuali. Sicuramente il fatto di non interrompere il lavoro durante il lockdown è stato molto importante sia per le realtà economiche che per i dipendenti, ma in generale lo smart working tra le mura domestiche porta con sé diversi svantaggi che non possono essere ignorati. Vediamo allora quali sono i “lati oscuri” del lavoro da casa.

 

DIS-ORGANIZZAZIONE DEGLI SPAZI

Lo smart working, specie per le donne e se si hanno bambini in casa, porta inevitabilmente a una confusione organizzativa: si lavora sul divano o sul tavolo della cucina, mentre si prepara il pranzo o si gioca coi figli. In questo modo spesso si perde la concentrazione e magari anche la pazienza, con ricadute sia sulla produttività che sull’umore.

 

WHOLE WORKING

Questa espressione inglese sta a significare il fatto che, lavorando da casa, spesso si perde il confine tra orario lavorativo e tempo per se stessi. Il lavoro diventa un pensiero continuo, si finisce per mandare email a qualunque orario, peggiorando di fatto la qualità della vita e dei rapporti coi familiari. Può anche succedere che i dipendenti, per dimostrare al proprio capo che a casa sono davvero produttivi e non perdono tempo, finiscono per lavorare molto di più del necessario, stressandosi inutilmente. 

 

MAGGIORI COSTI

Lavorare da casa significa doversi dotare di computer, stampanti e attrezzature varie, i cui prezzi negli ultimi mesi sono anche aumentati (dal 10 al 25%, secondo i dati di BrandToday). Ma non solo, lo smart working porta a un inevitabile aumento dei vari consumi casalinghi: elettricità, acqua, gas e riscaldamento.

Quelli che abbiamo visto sono solo alcuni degli aspetti negativi del lavoro da casa, ma sicuramente possiamo concludere che questa è una soluzione da adottare solo in casi di emergenza e assoluta necessità, e non può certo diventare la normalità nel panorama lavorativo.